Frida Kalho: una madre impossibile dal cuore esibito e vitale

di Marta Mariani

Una ricca esposizione, quella di Frida Kahlo – alleScuderie del Quirinale fino al prossimo 31 agosto – forseaddirittura sovraccarica di spunti e di possibilità. Unadelle virtualità, o delle tematiche, che qui vogliamoosservare meglio nelle tele di Frida riguarda la suaossessione per l’aborto. Preliminare è un brevetratteggio biografico: che quasi va a coincidere con unavia crucis di malattie, patimenti e sofferenze.

Frida nasce (probabilmente affetta dalla spina bifida) nel1907 a Coyoacàn, presso Città del Messico (figlia di un apprezzato fotografo). Vollepiù tardi postdatare la sua nascita al 1910 per motivi politici: perché il 1910 fu l’annodella rivoluzione messicana. A sei anni si ammala di poliomielite, patologia terribileche le procura danni irreversibili alla gamba destra. Quasi quindicenne, presso laEscuela Nacional Preparatoria conosce Diego Rivera, pittore e capofila del movimento”muralista” messicano.

Il 1925 è un anno tragico: viaggia su un autobus col suo fidanzato Alejandro GomezArias quando l’autista non riesce a stornare un pauroso incidente. Per la bruscacolluttazione con un tram, Frida rischia la vita. La sua sopravvivenza è un miracolo.Riporta fratture multiple praticamente ovunque: vertebre, arti superiori e inferiori. Ladegenza in ospedale è lunga e la riabilitazione faticosissima. Quando, nel fatidico1929, Frida sposa Diego Rivera, quest’ultimo era già un personaggio politicamentescomodo (espulso dal Partito comunista perché troppo vicino alle posizioni diTrozkij). Il rapporto tra Diego e Frida è passionale, conflittuale, fatto di continui ereciproci tradimenti, da parte di Frida: con uomini e donne.

Fra il 1930 e il 1934 si susseguono tre sofferti aborti e molti interventi chirurgici. Nel1939, in un ennesimo momento internazionale politicamente denso (finisce la guerraspagnola con la vittoria di Franco e con numerose perdite messicane – soprattuttobrigatisti sposanti la causa spagnola), Frida si separa da Diego e dipinge il famosoquadro in cui le “due Frida” si tengono per mano. Se già nel 1944 Frida è costretta adindossare un busto di acciaio e, nel 1951, a muoversi su una sedia a rotelle, nel 1953 le viene amputata la gamba destra. Morirà, come Matisse, nel 1954, ad appenaquarantasette anni.

Frida sapeva bene che il suo vivere era un continuo e lancinante morire: un enigma(“surreale” più per forza che per scelta) entro cui bisognava sprofondare senzaspeculare troppo. Semmai bisognava “creare”. Irrisolto restava il punto di unamaternità impossibile, e di una femminilità stroncata.

Questo comunica, ad esempio, il suo dipinto “Il fiore della vita”. A ben vedere, questofiore non è che un utero irrorato di sangue, dai mistici pistilli. Numerose sono le teleemorragiche, fetali, traumatiche, con cuori esibiti e strappati, cordoni ombelicaliincapaci di nutrire. Spiritualità e religiosità estremorientali e occidentali, la ferventefede nel comunismo concorrono ad una tensione sovrumana: che Frida riesca asopportare onerosi pesi, come lo sradicamento, la fatica di vivere e di sentire.

Eppure è pazzesco come tutto, nell’arte di Frida, comunichi il desiderio di unamaternità universale. Tutto è, o ambisce ad essere, “un abbraccio amorevole” (1949), un “nucleo solare” (1945) o embrionale, in fin dei conti: uno speranzoso “Sole di vita” (1947).

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