La mostra “WOMEN” a Sospiro (Cremona) fino al 30 maggio 2014

 

La maestosità dell’edificio suggerisce l’idea dell’ordine e della precisione, che inquanto tale non può essere arte, o comunque l’arte, che ‘contiene’. Che è quellairregolare, quella che ci trasmette immediatezza, spontaneità, solitudine, urgenzacreativa, dramma interiore. In una parola, vita. A Sospiro, a pochi chilometri daCremona, nella splendida Villa Cattaneo, sintesi di architettura neoclassica edecorazione, è stato inaugurato lo scorso dicembre il Museo d’Arte Irregolare, il MAI (che fa riferimento all’omonima Fondazione), il primo in Italia così concepito, seppured’ispirazione europea.

Nato dall’impegno di studiosi e professionisti, è diretto da Bianca Tosatti, tra le prime a credere in un filone artistico contemporaneo legato alla psichiatria e al disagiomentale. Con mostre temporanee e permanenti (e itineranti) “il MAI intende accoglieresia opere di artisti presenti nelle più importanti collezioni europee e italiane – spiegaTosatti – che produzioni contemporanee di artisti ‘nuovi’, che creano nei luoghi dicura, nei centri di riabilitazione psichiatrica e neurologica, negli atelier ‘protetti’. Noivogliamo valorizzare e conservare opere multiformi e babeliche”.

Con Tosatti lavora Paola Pontiggia, cui la stessa Tosatti riconosce il ruolo da noi pocofrequentato, almeno linguisticamente, di “conduttore d’atelier”, figura invece diffusa alivello internazionale. Poi c’è la giovane Valentina Mantovani, che si occupa dellacomunicazione. Quando arriviamo, ci sono tutte e tre. Tre donne che stanno cercandodi muovere una montagna, che hanno accettato una sfida d’altri tempi, che conscarse risorse economiche e con la forza dell’esperienza e delle conoscenze – daintendersi come relazioni umane – stanno realizzando un programma di eventi degnodi una Pinacoteca di una capitale. Tre donne che vogliono valorizzare quanti – si pensia Ligabue – si esprimono al di là dei canoni tradizionali, delle regole di mercato, delleconvenzioni accademiche, dei condizionamenti sociali, della ragione. Il MAI vuoletuttavia superare l’Art Brut o Outsider Art, “troppo spesso percepita come di viscere,emotiva, legata all’infanzia”. Qui troveranno ospitalità “artisti che creano opere dialtissima qualità non per raggiungere il ‘bello’, che è un ‘incidente’, ma pernecessità”. Individui che diversamente morirebbero, strozzati e soffocati dalla lorostessa energia. “Vogliamo fare del Mai un luogo in cui la differenza è riconosciutacome valore umano e artistico – sintetizza Tosatti – , uno spazio di confronto perstudiosi, ricercatori, studenti”. Il tutto con il coinvolgimento del pubblico straniero,capace di trascinare quello italiano nel superamento dei condizionamenti culturali diimpostazione classica. Una volta che l’edificio sarà definitivamente ristrutturato,presumibilmente entro l’estate 2015, il MAI si presenterà al pubblico con unsusseguirsi di sale espositive, officine, piccoli cantieri.

“Vogliamo essere un ‘work in progress’ del sapere e della sperimentazione”. “Inquesto senso è centrale la presenza dell’atelier”, sottolinea Pontiggia, che funge dacerniera tra il dentro e il fuori, tra genialità e normalità. Per presentarsi in tutta la suaoriginalità e complessità, il MAI ha debuttato lo scorso dicembre con un’esposizionededicata ad Armand Schulhess (1901-1972), l’artista svizzero noto per la mappaturaproteiforme del sapere effettuata nei boschi di sua proprietà nel tentativo di riunireintorno a sé una campionatura del mondo Ora scommette sulla forza delle donne,con la mostra Women (13 marzo-30 maggio), rappresentazione del genere sessualenelle opere di Lisetta Carmi e Pietro Ghizzardi. Involontario gioco di parole tra il verbowant, ‘volere’ e men, ‘uomo’, la rassegna racconta la femminilità vista dagli uomini e dalle donne, così come la femminilità degli uomini interpretata dalle donne. Ci sono le fotografie di Lisetta Carmi, oggi novantenne, che negli anni ’60 fece scandalo conun servizio in cui ritraeva i transessuali del porto di Genova nei loro appartamenti inaffitto, nella disperata simulazione di una famigliarità che li rendeva grotteschi. Leopere bicefale del pittore contadino naif Pietro Ghizzardi, “con donne aggressive, dalla femminilità virile e pericolosa”. Accanto, i disegni di Giovanni Galli, chenell’accostamento di corpi e missili preconizza “l’imminente sovversione dell’ordinedelle cose”, e vecchi numeri Grand Hotel e Bolero. “Una mostra complessivamenteaudace”, ammette Tosatti, che esprime l’anima di un Museo che ambisce a cambiare ilconcetto stesso di fruizione dell’arte. Che punta sul dialogo con l’èlite, “con ilpubblico colto, informato”, in ossequio alla convinzione, che contrariamente agli anni’70 oggi sia necessario “culturizzare la massa e non massificare la cultura”. Nessunosnobismo, spiega Tosatti, solo la consapevolezza che c’è tanta approssimazione. Hafiducia nel MAI, Tosatti, ha fiducia nel potere dell’espressione irregolare. “Dall’arte deimatti si ricava la certezza della diversità, che rende molto sicuro il perbenista, ilbenpensante, per cui la diversità è la difesa la barriera, il traguardo. È questo cheattrae. È come andare allo zoo e sentirsi sicuri vedendo il leone in gabbia. La verità èche tutti noi siamo leoni castrati, agnelizzati”. La chiosa: “Noi siamo convinti chel’arte, per essere arte, deve sempre tirare in ballo le differenze. E Villa Cattaneo vuolecomunicare questo, vuole diventare volano di un dinamismo culturale il cuipresupposto è la cooperazione umana e la partecipazione comunitaria”.

Fonte: www.noidonne.org

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