Uomini che scambiavano l’amore con il possesso, non accettavano la fine della relazione e che già erano stati denunciati per stalking.
La violenza contro le donne non va in vacanza, il triste bollettino di guerra si allunga di vittime ammazzate per mano del proprio compagno o marito, spesso dopo anni di violenze subite e con modalità sempre più efferate. E’ stato un fucile semiautomatico calibro 12 con il quale Antonio Mensa ha colpito alla gola la moglie Antonella Russo, ad Avola, in provincia di Siracusa, atto avvenuto alla presenza del figlio di 4 anni, lo scorso 12 agosto, prima di uccidersi con la stessa arma.
Due coltellate al cuore hanno posto fine alla vita di Lucia Bellucci, 31 anni, a Pinzolo in provincia di Trento, uccisa dal suo ex, un avvocato di 44 anni di Verona, Vittorio Ciccolini, al termine di una cena o scorso 9 agosto. Lui avrebbe trasportato il cadavere in auto per 400 km.
Uomini che scambiavano l’amore con il possesso, non accettavano la fine della relazione e che già erano stati denunciati per stalking.
L’ultimo in ordine di tempo è avvenuto a Cuneo, la notte del 16 agosto. Maria Grazia Giummo, 38 anni, è morta al termine di una furiosa lite col suo convivente, Umberto Pantini, 35 anni. Alla base del litigio ci sarebbero stati problemi di alcool da parte di entrambi, sfociati in colpi di bottiglia inferti all’addome a alla testa che hanno causato la morte della donna.
Proprio per colmare le abissali lacune legislative sul tema della violenza di genere, il Governo ha approvato un decreto legge sul femminicidio, apprezzabile per aver introdotto alcuni significanti punti, ma da molti criticato per la sua parzialità e le sue ombre, in primis il fatto che sia contenuto in una serie di norme sulla sicurezza. Il Decreto Legge prevede l’inasprimento delle pene in caso di maltrattamento in presenza dei minori (la cosiddetta violenza assistita), in caso di violenza sessuale su donne in gravidanza e per il coniuge, anche se divorziato o separato.
Altra novità è la possibilità per gli inquirenti di raccogliere le testimonianze in modalità protetta, ossia, la vittima può essere interrogata senza aver di fronte il compagno. Importante è anche l’arresto in flagranza, obbligatorio in caso di maltrattamenti su famigliari e conviventi.
Sono passi importanti che denotano una maggiore sensibilizzazione al tema da parte delle Istituzioni, come la recente ratifica della Convenzione di Istanbul. Ma è assente un sistema di interventi organici contro la violenza di genere e fin quando la violenza contro le donne non sarà considerato un problema culturale, ma una semplicemente mera questione di ordine pubblico, i passi in avanti da compiere sono ancora molti. Lo stesso New York Times critica il Decreto. Secondo alcuni esperti, infatti, ciò che serve all’Italia non sarebbero leggi più severe, mauna migliore rete di assistenza psicologica, legale ed economica per le donne che decidono di porre fine a una relazione violenta.
Secondo Barbara Spinelli, avvocato che si occupa della questione di genere, occorrono riforme strutturali piuttosto che il mero inasprimento delle pene. Secondo il Consiglio d’Europa, l’Italia dovrebbe avere circa 5.700 posti disponibili per le donne nei centri antiviolenza a livello nazionale, ma al momento ne conta solamente 500. Le Nazioni Unite riportano inoltre, che il 90% delle donne italiane stuprate o che hanno subito abusi negli ultimi anni, non si è rivolta alla polizia o a centri di aiuto, forse perchè troppo carenti sul nostro territorio. Nel 2013 già un’ottantina di donne sono rimaste uccise, circa 2200 dal 2000 ad oggi, una media di un femminicidio ogni due giorni.