Dipendenza da internet: quando sfocia in disturbo

Alcuni studiosi identificano nel Disturbo da dipendenza da internet (IAD) più attività, distinguendo l’uso compulsivo di siti sessuali e pornografici (cybersexual addiction), dal collegamento a siti dedicati ad incontri amicali o amorosi on line (cyber-relational addiction) e dalla classica ludopatia o partecipazione ad aste on line (net compulsions).

I moderni sistemi tecnologici basati su Internet sono riusciti ad abbattere ognibarriera comunicativa (fisica, culturale, ideologica, politico-sociale), grazie alla facilità di accesso e all’introduzione di mezzi multimediali (siti, community, messaggistica, video), che consentono oggi a persone così lontane di scambiare informazioni, condividere interessi comuni, sino ad instaurare vere e proprie relazioni di coppia. Negli ultimi anni, tuttavia, la diffusione di social network, blog, spazi virtuali, aste e commercio on line ha dato vita a “nuove dipendenze”, coinvolgendo perlopiù soggetti con bassa autostima o con difficoltà relazionali, i quali trovano nell’anonimato una dimensione che favorisce la disinibizione, ricorrendo ad identità fittizie. Diversi autori sostengono di poter parlare di vere e proprie dipendenze comportamentali (New Addiction) che comprendono forme di dipendenza in cui non è implicato l’intervento di alcuna sostanza chimica. Tra le New Addictions possiamo annoverare anche la dipendenza dal Gioco d’Azzardo, dallo Shopping, dal Lavoro, dal Sesso, dal Cibo, dalle Relazioni Affettive e in particolare laInternet Addiction Disorder (IAD) o disturbo da dipendenza da internet. In comune con le più note dipendenze da sostanze, hanno alcune delle seguenti caratteristiche:
- dominanza (salience): l’attività o la droga dominano i pensieri e il comportamento del soggetto, assumendo un valore primario tra tutti i suoi interessi;
- alterazioni del tono dell’umore: aumento di eccitazione o maggiore rilassatezza come diretta conseguenza dell’incontro con l’oggetto della dipendenza;
- tolleranza: bisogno di aumentare progressivamente la quantità di droga o l’attività per ottenere l’effetto desiderato;
- sintomi d’astinenza: malessere psichico e/o fisico che si manifesta quando s’interrompe o si riduce il comportamento o l’uso della sostanza; Il soggetto “addicted” accede a Internet aumentando progressivamente le ore di collegamento, riducendo e perfino sospendendo le normali attività professionali, sociali, ricreative o familiari, arrivando anche a trascurare gli oneri domestici, pur nella consapevolezza di subirne probabilmente degli effetti collaterali (difficoltà coniugali, ritardi negli appuntamenti, negligenza nei doveri professionali) oltre a ricorrenti problemi fisici o psicologici (disturbi del sonno, irregolarità dei pasti, scarsa cura del corpo, sindrome del tunnel carpale). D’altro canto, l’interruzione (o la riduzione) dell’uso prolungato e pesante di Internet provoca sintomi che si sviluppano da diversi giorni a un mese come ansia, agitazione psicomotoria, pensiero ossessivo circa ciò che sta succedendo sulla rete. Alcuni studiosi identificano nello IAD più attività, distinguendo l’uso compulsivo di siti sessuali e pornografici (cybersexual addiction), dal collegamento a siti dedicati ad incontri amicali o amorosi on line (cyber-relational addiction) e dalla classica ludopatia o partecipazione ad aste on line (net compulsions). Gli stessi differenziano altresì il bisogno compulsivo di reperire informazioni (information overload), la tendenza al coinvolgimento in giochi di ruolo (computer addiction). Recenti studi cinesi hanno evidenziato come la Dipendenza da Internet determini alterazioni cerebrali simili a quelle indotte dall’abuso di sostanze stupefacenti o alcool, in particolare una riduzione della sostanza bianca in tutto il cervello, ma soprattutto a livello della corteccia orbito-frontale (Fuchun Lin, Neuroscienze 2012); hanno inoltre rilevato come gli adolescenti con Dipendenza da Internet risultano generalmente allevati con stili educativi improntati alla mancanza di calore emotivo, ipercoinvolgimento, rifiuto e punizioni, (solo da parte della figura materna) o in un ambiente poco responsivo.

In tale ambito, l’intervento psicologico si deve basare su un approccio integrato che coniughi le tecniche terapeutiche con i risultati degli studi neuro-cognitivi. Il primo passo per intervenire è conoscere la persona che porta il proprio disagio. Su richiesta è possibile incontrare i familiari o gli amici per ascoltare il loro punto di vista ed aiutarli a capire come comportarsi. In relazione all’importanza ed alla tipologia dell’abuso o della dipendenza si definisce, insieme alla persona, un programma di cura personalizzato.

Bibliografia:

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